El Masegno N° 64

E’ in distribuzione l’ultimo numero de El Masegno, la periodica rivista del Cai Mirano.

 

SOMMARIO – pag. 1
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
– pag. 2
EDITORIALE – IL PUNTO A BOCCE FERME – pag.3
VITA DI SEZIONE
IL NUOVO MURO DI ARRAMPICATA PER IL CAI DI MIRANO A cura redazione – pagg. 4-5
TESTIMONIANZE
ARRAMPICARE – Sguardi verso l’alto. Dalla cella alla vetta di Carla Forcolin – pagg. 6-7
UOMINI E MONTAGNE Il CAI MIRANO SUI LUOGHI DI ALBERTO AZZOLINI di Stefano Marchiori e alii – pagg. 8-13
OLTRE LO SCAFFALE
ADDIO AL “MON CHERI” – IL BIVACCO FISSO DELLE NOSTRE MONTAGNE di Ugo Scortegagna – pagg. 14-15
CULTURA ALPINA
I PRIMI RIFUGI E BIVACCHI IN DOLOMITI
IL RIFABBRICO di Ugo Scortegagna – pagg. 16-18
ESPERIENZE –MONTAGNA TERAPIA
SEMPRE AVANTI… IN CAMMINO! di A. De Gregorio – pagg. 19-21
TESTIMONIANZE
PREALPI TREVIGIANE – CAMMINO DELLE COLLINE DEL PROSECCO di Luca Barban – pagg. 22-25
ALPINISMO GIOVANILE
CONTINUIAMO CON SEMPRE MAGGIOR ENTUSIASMO a cura degli allievi di A.G. – pag.26-27
VOCE DEI SOCI
SCUOLA DI ALPINISMO “A. LEONARDO” – 37° CORSO DI ALPINISMO di Giovanni Sopracolle – pagg. 28-29
VIII CORSO AL1 2023: ARRAMPICATA LIBERA di Marco Bragato – pagg. 30-31
37° CORSO DI ALPINISMO SU ROCCIA a cura dei corsisti – pagg. 32-33
I° CORSO MONOTEMATICO AUTOSOCCORSO IN VALANGA M-AV di Barbara Marcato – pagg. 34-35
UNO ZAINO PIENO DI RICORDI pagg 36-37
SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI”
CORSO DI ESCURSIONISMO E1: VADO O NON VADO? di Anna Berti – pagg. 38-39
11°CORSO SI ESCURSIONISMO EAI1 a cura dei corsisti EAI – pagg. 40-41
2023 -UN ANNO TRA I SENIORES di Marina Bonvicini – pag. 42
PROGRAMMA ESCURSIONI SOCIALI 2024 Pagg. 43-47
IN MEMORIA AMICI CAI MIRANO Pagg.48-49
VITA SOCIALE NUOVI SOCI TITOLATI – pag. 50
LA SEZIONE PROPONE
AmMira a montagna 2024 – pag. 51
INCONTRO CON LA GEOLOGIA – pag. 52
CORSO: BOSCHI E ALBERI DELLE ALPI – pag. 53
USCITE LEGATE AL CORSO NATURALISTICO – pag. 54
APPUNTAMENTO EXTRASEZIONALE
SETTIMANA NAZIONALE DELL’ESCURSIONISMO 2024 – pag.55
VITA SOCIALE UN GRANDE APPUNTAMENTO
MIRCO GRASSO: ALPINISMO FANATICO –pagg. 56-57
VITA SOCIALE IL GRUPPO GIOVANI DEL CAI – pagg. 58-61
CHARTA CANTA
LA CONCA DI CLAUT – pag. 62-63
CONCORSO MRS – VII EDIZIONE – pagg. 64-65
COMUNICAZIONI
VERBALE ASSEMBLEA 2023
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA 2024 Pagg. 66-68

Masegno n° 64

El Masegno – 62

E’ uscito in queste settimane il numero 62 della nostra rivista El Masegno.

SOMMARIO – pag. 1
STRUTTURA ORGANIZZATIVA – pag. 2
EDITORIALE – pag. 3
UOMINI e MONTAGNE PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO – pag. 4
LA FIGURA DEL PROFESSORE RENZO VIDESOTT pag. 5
IL RUOLO DI RENZO VIDESOTT a cura di Ugo Scortegagna – pag. 6
CURIOSITÀ NATURALISTICHE Lo stambecco – pag. 12
Limite nevi persistenti – pag. 14
Una tempesta di nome Vaia – pag. 15 a cura di Ugo Scortegagna
L’OPINIONE ESTATE 2022: SWITCH OFF di Antonella Fornari – pag. 16
INCONTRI – TESTIMONIANZE IL FALSO LUPO di Michele Zanetti – pag. 18
ANGOLO DELLA POESIA – pag. 19
OLTRE IL BALLATOIO VILLA BELVEDERE di Adriano Marchini – pag. 20
OLTRE LO SCAFFALE STORIE DI MONTAGNA-PONTE COLOMBER di Ugo Scortegagna – pag. 24
TESTIMONIANZE-ESPERIENZE ALTA VIA DEGLI EROI di Luca Barban – pag. 26
ALPI LEPONTINE di Fabio Pettena – pag. 30
MATERIALI CORDE PER l’ALPINISMO: LE CONOSCIAMO VERAMENTE di Giuliano Bressan e Massimo Polato – pag. 34
ORME DEI SOCI LE TARTARUGHE e MB – pag. 40
GRUPPO TARTARUGHE – STAGIONE SCIALPINISMO a cura del Gruppo Tartarughe – pag. 42
ALPINISMO GIOVANILE Attività 2022 – a cura di Anna Bortoletto – pag.44
VOCE DEI SOCI MONOGRAFICO FERRATE A cura dei corsisti – pag. 47
UN NODO TIRA L’ALTRO di Martina C. – pag. 42
XXXVI CORSO A1 – 2022 a cura degli allievi – pag. 50
XXXV CORSO AR1 – 2021 a cura di Claudio Costantini – pag. 54
POESIA PER RICORDARE CORSO AR1 di Claudio Costantini – pag. 58
CORSO SA1 a cura dei corsisti – pag. 60
FERRATA AL PATERNO di Barbara Marcato – pag. 62
ODE ALLA BIBLIOTECA di Marco Padoan – pag. 63
SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI” ESCURSIONISMO SEZIONALE anno 2023 – pag. 64
ESCURSIONI SOCIALI 2023 – pag. 65
ESPERIENZA GRUPPO SENIORES – pag. 68
ESCURSIONI SENIORES – pag. 69
OLTRE IL SENTIERO SALVIAMO L’ISTITUTO PIO XII – PROPOSTE di Chiara Bonel Z. – pag. 70
MONTAGNA TERAPIA – ESPERIENZE LA MONTAGNA CHE CURA di A. De Gregorio e C. Bernardi – Pag. 72
TERAPIA FORESTALE ESPERIENZA DI MISURINA di Chiara Bonel Z. – pag.76
VITA SOCIALE IL CAI PER IL SOCIALE di Stefano Marchiori – pag. 78
LA SEZIONE PROPONE AMMIRA LA MONTAGNA 2023 – pag. 80
CINERIPRESE – pag. 81
COMMISSIONE CULTURALE CORSO FIORI 2023 – pag. 82
ESCURSIONI SOCIALI ONC – pag. 84
ESCURSIONE INTERSEZIONALE – pag. 85
TREKKING di GIUGNO – VAL TREBBIA – pag. 86
CHARTA CANTA A cura della redazione e R. Calzavara – pag. 88
VITA SOCIALE – TESTIMONIANZE pag.91
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA 2023

EL MASEGNO N.62 anno 29

EL MASEGNO N.60 GENNAIO 2022

E’ in distribuzione il numero 60 della nostra bella rivista El Masegno. Un numero unico da non perdere. In questa speciale edizione annoveriamo grandi firme dell’escursionismo, dell’alpinismo in tutte le sue forme e della cultura Alpina. Potrete leggere interventi di Giovanna Ceiner, Presidente della sezione di Belluno di Italia nostra, al suo secondo appuntamento sulla nostra rivista. Un articolo di una firma prestigiosa come quella di Marco Perale, miranese di origini, giornalista condirettore scientifico del trimestrale «Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore» e presidente della rivista «Le Dolomiti Bellunesi», presidente dell’Associazione Internazionale Dino Buzzati. A seguire Giambattista Zampieri scrittore, giornalista presso l’emittente “Telebelluno”, fondatore nel 2003 e primo responsabile del coordinamento provinciale bellunese di Libera – associazioni nomi e numeri contro le mafie. E ancora Chiara Bonel Zandegiacomo Imprenditrice Naturale, nata e cresciuta a Misurina, vive fra aria pura e Dolomiti, fondatrice del progetto “Bonair Misurina”. Infine un commento del nostro Tommaso Politi sulla nota sentenza della tragedia di Pila; Michele Zanetti che ci narra la testimonianza di un “particolarissimo incontro” ed ancora tante, tante testimonianze, racconti, narrazioni ed i programmi che la nostra sezione per il 2022.

A breve il numero 60 de El Masegno sarà consultabile anche on line, nella pagina dedicata all’interno del nostro sito web www.caimirano.it

Una buona lettura a tutti.

SOMMARIO

SALVARE LE DOLOMITI DAL TURISMO MORDI E FUGGI di Giovanna Ceiner

VIVERE IN QUOTA di Marco Perale

NOI DOLOMITI UNESCO-Intervista a Giambattista Zampieri A cura di Margherita Tattanelli

IL MESSAGGIO DI SERGIO MATTARELLA SULLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLAMONTAGNA

PENSIERI LIBERI

PENSIERI IN CAMMINO. SALITA SUL MONTE TERNE di Marta Reolon

CONSULTA GIOVANI CADORE: INTERVISTA A CHIARA BONEL ZANDEGIACOMO A cura di Magherita Tattanelli

L’OPINIONE LA TRAGEDIA DI PILA di Tommaso Politi

RICORDO DI ELENA A ELENA di Stefano Marchiori

OLTRE IL BALLATOIO

ATTENTATO ALLA VAL ROSANDRA di Stefano Marchiori

LUPI IN CANSIGLIO di Michele Zanetti

OLTRE LO SCAFFALE

VALLESELLA: UNA COMUNITA’ DISPERSA di Ugo Scortegagna

LE PAGINE DI ALBERTO

ANNIVERSARI: DUE NATURALISTI MOLTO SIMILI di Ugo Scortegagna

TESTIMONIANZE

OROBIE di Fabio Pettena

NELLE TERRE MUTATE di Anna Bortoletto e Silvana Santi

VOCE DEI SOCI

XXVII° e XXVIII° CORSO ESCURSIONISMO A cura dei corsisti

CORSO “LEGGERE I PAESAGGI DEL NORD EST” di Margherita Tattanelli

CORSO AL1 – 2021 A cura dei corsisti

XXXV° CORSO A1 – 2021 a cura degli allievi

XXXV° CORSO AR1 – 2021 a cura di Francesco Anoè

SALITA: SASSO DI SCARNIA Di Fabio Busatto e Francesco Sartor

MONTAGNATERAPIA: PER CHI? … A cura di Nicolo Segato e Massimo Galiazzo

CORSO DI ARRAMPICATA SU GHIACCIO a cura dei corsisti

NUOVI ISTRUTTORI DI ALPINISMO

ALPINISMO GIOVANILE

Attività 2021 A cura di Anna Bortoletto

SCUOLA DI ALPINISMO “A. LEONARDO”

PROGRAMMI TARTARUGHE- SCIALPINISMO

PROGRAMMI 2022 CORSI

SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI”

2021: LA PANDEMIA CONTINUA, MA LA Scuola Sezionale di Escursionismo NON SI FERMA

ESCURSIONI SOCIALI 2022

ESCURSIONI SENIORES

VITA INTERSEZIONALE BUON COMPLEANNO Comitato Scientifico Centrale di U. Scortegagna

COMMISSIONE CULTURALE MAIELLA la “MONTAGNA MADRE”

SEGNALAZIONI L’ASSOCIAZIONE GAM

CHARTA CANTA A cura della redazione e R. Calzavara

El Masegno n.58

EDITORIALE

Una sfida per riprendere ciò che rimane

Il numero di questa rivista, seppur molto ricco di testimonianze e di racconti appassionati di esperienze in ambiente vissute dai soci, racconta allo stesso tempo il quotidiano di un’umanità smarrita, in cerca di una casa comune, di un legame con gli altri, in questo presente apparentemente perduto e sospeso. Perciò costretta ad inventarsi giorno per giorno, immersa nelle difficoltà quotidiane per far fronte ad un fenomeno come quello della pandemia, che inevitabilmente scopre tutti attoniti ed impreparati, lasciando il campo a reazioni di disagio e di impaziente frenesia di ripresa.

Nonostante tutte le difficoltà contingenti, legate inevitabilmente a questo particolare momento di precarietà e di limitazioni dell’agire, la Sezione ha ritenuto di pubblicare comunque il proprio “giornale di bordo”, valutando come questo numero della rivista, ancor più che nelle trascorse edizioni, rappresenti uno dei pochi momenti di aggregazione rimasti. Ancor più che nelle trascorse edizioni, in questo stato di cose, El Masegno diventa elemento cardine di spirito comune, rappresentando come non mai, momento di identità e coesione dei soci della Sezione di Mirano del Club Alpino Italiano.

E’ pur vero che non sappiamo ancora quando, ma sappiamo certamente avverrà, si tratterà di “riprovare” a diventare collettivamente più consapevoli del fatto che possiamo sempre cercare di migliorare, che non potremo mai dominare la realtà, ma soltanto di appartenere ad una comunità di destino ed a una comune condizione di fragilità, dalla quale potremo attingere il coraggio dell’agire umano e della solidarietà volontaristica. Tre shock globali hanno inesorabilmente segnato le società del nostro tempo: gli attacchi terroristici del 2001, la crisi finanziaria del 2008 ed ora la crisi sanitaria del 2020.

In tutto questo assordante chiasso di rumore mediatico che ci avvolge, pervaso dal continuo rullare di informazioni sul virus e sulla diffusione della pandemia, si sta’ altrettanto silenziosamente consumando il lento ma inesorabile declino climatico. Declino che in breve tempo porterà allo sfacelo ambientale, propagatosi ormai anche all’ambiente alpino. Ghiacciai che si sciolgono, ormai giunti al termine della loro vita, realizzazione di piste, strade e caroselli sciistici per rendere la montagna sempre più semplice da consumare, invasione di turisti affascinati dal panorama, ma ignari ed incuranti del continuo deterioramento degli elementi che compongono il paesaggio circostante.

Anche nell’atteggiamento dell’uomo verso l’ambiente stiamo di fatto assistendo ad una rovinosa inversione di tendenza. Anziché applicare nella vita di tutti i giorni i principi di sensibilità ed amore verso la natura ed il rispetto verso l’ambiente, nozioni fondamentali che presto si acquisiscono frequentando la montagna, ora assistiamo imperterriti ad una inversione di tendenza. Il generale senso di spreco e di asservimento della natura alle esigenze dell’uomo, generalmente adottati nell’ambiente di pianura ove viviamo, sta’ lentamente entrando a far parte del modo comune di frequentazione ed approccio alla montagna ed all’ambiente alpino. Temo purtroppo che questo lento ma inesorabile processo di deterioramento faccia ormai parte di un copione già scritto, verso il quale niente e nulla è più possibile fare. Il CAI ed i soci del CAI quindi sono chiamati a portare a compimento una missione che fin da ora appare alquanto difficile, che richiede un profondo processo di trasformazione da parte di tutti.

Qualsiasi processo di trasformazione richiede un preciso e comune modo di intendere la realtà e di sentirsi collocati in essa. Si potrà infondere nuova linfa al sodalizio e riprendere nuovo vigore solo se tutti insieme saremo disponibili a lasciarci interrogare dagli eventi. Ciò sarà possibile solo quando, a “far camminare in avanti” un progetto o un’idea, vi sono persone dotate di umiltà e di senso del proprio limite. Il processo di trasformazione e ripresa cui inevitabilmente saremo chiamati richiede partecipazione convinta, senza le pretese che i frutti maturino come conseguenza immediata della propria partecipazione e del proprio impegno. L’importante è non trovarci impreparati a governare i problemi e le complessità di essi. E’ tutto da reinventare in un tempo nuovo, con nuovi paradigmi. Prima di tutto il paradigma del volontariato.

Il CAI non può essere frainteso come un’agenzia, una associazione al servizio dei soci che li organizza, li coordina e li accudisce. Il senso intrinseco, originario del volontariato e l’impegno di ciascun socio deve prevalere sulla logica dei personalismi e delle deleghe agli altri delle cose che ognuno di noi è in grado di fare. Ognuno di noi nel momento in cui sottoscrive l’adesione al sodalizio deve sentire lo stimolo ad offrire il proprio contributo solidaristico alla sezione cui appartiene ed inoltre lo spirito di sensibilizzare e divulgare l’amore verso la montagna non come passione generica ed estetica ma come amore verso la natura, verso il rispetto dell’ambiente, deve insegnare al prossimo a meravigliarsi a stupirsi, proteso verso la magia dell’ambiente alpino e di quello in cui vive. Deve in sostanza offrire i propri occhi per far vedere agli altri quello che gli altri non vedono.

Stefano Marchiori
Presidenze Sezione CAI Mirano

Scarica l’ultimo numero del Masegno:
Masegno n 58 2021

El Magegno n. 56

Editoriale

Il rischio… tensione dell’uomo al sublime

La radice etimologica del sostantivo sublime, deriva dal latino sublimis, composto da sub-, “sotto”, e limen, “soglia”, quindi : “ciò che è al limite”, “ciò che arriva fino alla soglia più alta”. L’essenza della natura umana è permeata da una costante tensione ad elevarsi al di sopra di se stessa, trascendendo la mediocrità e la banalità del quotidiano. Il sublime rappresenta la grande sfida alla natura da parte di una umanità che con l’Illuminismo ha compreso di aver perso la centralità nell’universo, nella cognizione di rappresentare soltanto un minuscolo organismo in uno spazio naturale e cosmico infinito. L’alpinismo in termini assoluti, rappresenta questa tensione emotiva. L’alpinismo non consiste nella ricerca delle difficoltà, nella sfida al cronometro, ma in una spinta ideale innata nell’uomo. E’ un’attività riservata a pochi, che permette di elevarsi con il corpo e con lo spirito.

Certo, lo scalatore rischia. Ma accetta il rischio con un senso di liberazione. “Il rischio peraltro è uno degli aspetti dell’alpinismo più difficili da spiegare a chi non lo pratichi.” Lo afferma l’alpinista Franco Brevini, professore universitario di Letteratura italiana nel libro “Alfabeto verticale” una delle sue ultime opere letterarie. Infatti il messaggio che traspare dai testi letterari e giornalistici presenti nei media, nelle narrazioni di episodi ed avventure legate all’alpinismo, non aiutano certamente il non alpinista. Racconti narrati da alpinisti che hanno compiuto imprese leggendarie, magari sopravvivendo a un tragedione omerico, raccontano di solito avventure davvero memorabili, ma insistono sul dato tecnico e presuppongono l’esperienza alpinistica del lettore, che diviene troppo spesso l’unica chiave per la condivisione delle emozioni. Il modello è e rimane tuttora appunto, la tragedia classica o l’epica, di cui si conosce o si capisce subito il finale: eroi e destini maledetti che tengono in sospeso il lettore nella vana speranza, di un inceppamento del meccanismo che porta inevitabilmente al disastro.

È un modello che può conquistare il lettore, se instilla il fascino dell’avventura o fa scattare l’emulazione; ma lascia agli altri tutte le loro perplessità e le loro opinioni, la principale delle quali è che gli alpinisti siano matti. Soltanto coloro che il rischio lo praticano riescono davvero a comprendere la tensione verso il sublime che da questo e per questo ne deriva. Immanuel Kant, nella sua grande opera Critica del giudizio narra testualmente: “le rocce che sporgono audaci in alto e quasi minacciose, le nuvole di temporale che si ammassano in cielo tra lampi e tuoni… riducono ad una piccolezza insignificante il nostro potere di resistenza… Ma il loro aspetto diventa tanto più attraente per quanto più è spaventevole, se ci troviamo al sicuro; e queste cose le chiamiamo volentieri sublimi, perché esse elevano le forze dell’anima al di sopra della mediocrità ordinaria, e ci fanno scoprire in noi stessi una facoltà di resistere interamente diversa, la quale ci dà il coraggio di misurarci con l’apparente onnipotenza della natura”. Del resto l’alpinista è appeso a un filo in modo tutt’altro che metaforico, ed è questa consapevolezza che fa dire a Brevini: “per me l’alpinismo è questa presenza totale verso un mondo spietato e avvincente, questa partecipazione alla vita che mobilita mente e corpo, scrollandosi di dosso l’artificio in cui siamo in ogni istante immersi”. Sul concetto di sublime e di coscienza del rischio, insito nella frequentazione della montagna, e più strettamente nell’alpinismo ai vari gradi, purtroppo l’anno appena trascorso è stato quanto meno emblematico ed ha lasciato dopo la morte di Leonardo, un secondo profondo segno indelebile sul dna del nostro sodalizio miranese.

Era inevitabile pertanto nel redigere questo editoriale non ritornare su quello che è stata il fatto più estremo e sfortunato accaduto lo scorso15 giugno. Una data che ricorderemo per sempre. La vitalità e la forza che Elisa aveva in se e che esprimeva con un sorriso luminoso e straordinario, ha lasciato un solco incolmabile ed ineliminabile nei nostri cuori e nella nostra mente. Dedichiamo a Lei lo splendido lavoro svolto nel corso del 2019, un anno vissuto così intensamente. Dedichiamo a Lei tutti i successi e lo splendido ed eccezionale lavoro svolto in un anno che rimarrà scolpito nella memoria della nostra sezione, così unico e particolare per tutti. Da parte della Scuola di Alpinismo, che ha visto un nuovo Istruttore Nazionale, un nuovo istruttore di arrampicata libera, un nuovo istruttore di alpinismo, della Scuola di Escursionismo con due nuovi accompagnatori, degli Operatori Naturalistici con una nuova operatrice nazionale e tutte, tutte le attività a cui hanno contribuito tanti soci attivi nella sezione.

Un anno così speciale, denso di toni chiaro scuri, che insieme a tante soddisfazioni è riuscito in pochi attimi a toglierci il fiato e la voce, quando il fato ed un triste destino hanno voluto rapire e strappare alla vita la nostra Elisa… Un pensiero infine corre a Costantino Azzolini, fratello del già compianto Alberto cui è intitolata la nostra sezione. Testimone di una sensibilità e rispetto verso l’ambiente ineccepibili ed inoppugnabili. Testimone di un tempo presente in cui la sensibilità sociale verso i temi ambientali appare in tutta la sua vacuità e priva di sostanza, tanto conclamata da una società ipocritamente rivolta sempre più massicciamente al consumismo più sfrenato, alla tensione verso l’effimero e all’inutile, allo spreco e ad imporre stili di vita privi di lungimiranza e di rispetto dei valori fondamentali dell’uomo. Gli slogan ed i movimenti estemporanei che nascono e muoiono in poco tempo, diventano quasi un rimedio apparente o addirittura un alibi a tutto quanto avviene nel silenzio accomodante di tutti.

Ecco allora ritornare a quanto citato prima dalla penna di Kant. L’attrazione al rischio che diventa tanto più intensa quanto più ci sentiamo al sicuro. Il rischio in questo caso non è rappresentato dal gesto alpinistico, bensì dai disastri ambientali che il cambiamento climatico inevitabilmente comporterà e quanto sentirsi al sicuro è diventata più una rassegnazione o una convinzione inculcataci dai media legati esclusivamente ad interessi di lobbies economiche nazionali ed internazionali. In questa sfida ci mancheranno Elisa e Costantino, ma in loro nome troveremo il coraggio e lo stimolo di perseverare nella lunga ed estenuante battaglia che ci aspetta per i prossimi anni, come sodalizio ed ancor più come cittadini del mondo.

Un saluto a tutti
Il Vostro presidente.

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Masegno n 56 2019

El Masegno n° 54

EDITORIALE

In questo numero 54 de El Masegno non potevamo esimerci dal trattare le conseguenze ambientali che si sono abbattute sulle nostre montagne, in occasione degli eventi atmosferici avvenuti lo scorso mese di ottobre. Il quadro ambientale che emerge è davvero cupo. Un disastro che fa male e che ha segnato in modo irreversibile il territorio delle nostre Dolomiti. L’ondata di maltempo ha distrutto oltre un milione di metri cubi di foresta in poche ore sulle Dolomiti tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli.

Una ferita profonda che impiegherà molti anni per rimarginarsi completamente. L’Agordino, il Feltrino, il Comelico, l’Ampezzano sono le zone più colpite, come pure l’Altopiano di Asiago, il Cansiglio, e la Val Visdende. Un vero e proprio disastro ambientale.

 

 

Sono paesaggi irriconoscibili quelli delle Dolomiti oggi, paesaggi che porteranno il segno di quel terribile pomeriggio di lunedì 29 ottobre 2018 quando la furia della natura ha iniziato a scagliarsi con terribile violenza, soprattutto sulle provincie di Belluno e Trento. Quella data rimarrà incisa per sempre nel cuore e nella mente degli abitanti di questa meravigliosa terra. Qualche giorno fa un servizio giornalistico di una nota rivista nazionale, proponeva ai lettori di immaginare il Monte Bianco senza neve.

Per quanto possa sembrare un’idea strana, è ciò che potrà accadere tra non molto tempo, a causa del cambiamento climatico in atto. Questi cambiamenti, causeranno la scomparsa di alcune specie che vivono in alta quota, i pendii saranno più instabili, visto che il permafrost, lo strato di ghiaccio permanente, cederà. Tra il 3 ed il 14 dicembre a Katowice, in Polonia, si è tenuta la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, ritenuta strategica e fondamentale per evitare il global warming, fenomeno considerato in costante e progressivo aumento. Fenomeno che si accompagna in modo irreversibile all’incremento della presenza di anidride carbonica nell’atmosfera.

La sfida per invertire la tendenza dell’ aumento delle fonti di inquinamento è iniziata almeno un ventennio fa, tuttora però priva di reazioni concrete. In questo contesto a rimetterci sono gli ambienti meteorologicamente più fragili, più soggetti alle turbolenze atmosferiche, tra i quali quello alpino ne rappresenta l’emblema. In montagna si possono immaginare accadimenti di importanti fenomeni connaturati alle peculiarità alpine quali valanghe, frane, assestamenti del territorio, ma non saremmo mai arrivati a prevedere un uragano come quello abbattutosi sulla montagna veneta e trentina alla fine del mese di ottobre. Molti studiosi ritengono che sia già stata intrapresa la strada senza ritorno, e valutano ormai inutile, vano e senza speranza concepire e poi mettere in atto un’inversione di tendenza o reperire un rimedio concreto.

L’idea scaturisce dalla ormai assoluta certezza che i comportamenti e gli usi che l’uomo si è dato non possono arrestarsi, anzi richiederanno un progressivo e sempre più massiccio aumento dell’utilizzo delle risorse naturali e dell’energia derivante dai combustibili fossili, dannosi per l’atmosfera. Le necessità della razza umana aumenteranno sempre più nel corso dei prossimi anni, concentrando il consumo delle risorse e la densità abitativa in un sempre più ristretto territorio, di fatto velocizzandone la desertificazione. Noi che coltiviamo l’amore e la passione per la montagna abbiamo l’obbligo morale di riportare in pianura ove viviamo le lezioni che la natura alpina ci offre nel corso di un’escursione, una passeggiata, un’arrampicata.

Noi siamo chiamati a svolgere un primario ruolo di sensibilizzazione, di avvicinamento della società alla natura ed all’ambiente. Noi non altri. E’ per questo motivo che gli amanti della montagna non possono ritenere l’ambiente alpino come un entità astratta, asettica, immacolata ed inesauribile, in alcuni casi subordinata soltanto alle passioni agonistiche e non possono né debbono scindere la natura alpina dall’habitat naturale in cui vivono. Il senso civico che necessariamente deve risiedere in noi, richiede in termini assoluti una predisposizione interiore per il bene generale, per l’amore per la natura e l’ambiente in senso ampio e noi in questo senso,senza alibi di sorta, siamo chiamati a svolgere il ruolo di portatori di tali concetti e principi.

Stefano Marchiori
Presidenze Sezione CAI Mirano

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Masegno n 54 2019